Il Libro
Fermo immagine cinegiornale British Pathé Borante Domizlaff al processo, 1948; fermo immagine dal film “Una vita difficile”, Borante Domizlaff
Quattro nomi e almeno una dozzina di film, legati tra loro dalla Storia e in parte dal caso, in un gioco di specchi tra ciò che è veramente stato e ciò che si rappresenta, tra vita, morte e intrattenimento. Il pomeriggio del 24 marzo 1944 nelle cave di pozzolana della via Ardeatina, alle porte di Roma, si consumò la più grave delle stragi naziste in Italia.
Trecentotrentacinque ostaggi furono uccisi, cinque a cinque, con un colpo alla nuca. Per dare “il buon esempio” ai subalterni, con il primo gruppo entrarono il comandante delle SS di Roma, il tenente colonnello Herbert Kappler, e il maggiore Borante Domizlaff. Diciassette anni dopo, il nome di Domizlaff comparirà nei titoli di testa di uno dei più celebri film italiani del dopoguerra Una vita difficile di Dino Risi: a lui è affidata la parte di un militare tedesco fucilatore di partigiani.
In quello stesso pomeriggio del 1944, entrò per sparare nelle cave ardeatine anche il responsabile della rete spionistica delle SS a Roma, il maggiore Karl Hass. Diciannove anni dopo, anche lui reciterà nella parte di un ufficiale delle SA in un altro celebre film del dopoguerra, La caduta degli dei di Luchino Visconti.
Dalle Fosse Ardeatine a Cinecittà, dalla guerra al cinema. Borante Domizlaff e Karl Hass, due ufficiali delle SS che spararono agli ordini di Herbert Kappler, riappaiono, con altri ex ufficiali tedeschi, nella produzione di alcuni dei più celebri film italiani del dopoguerra. Il primo, assolto nel 1948, resterà negli anni fedele a Kappler, aiutandolo nella fuga dall’Italia nel 1977.
Il secondo, sfuggito al primo processo arruolandosi nei servizi segreti americani e italiani, sarà raggiunto dalla giustizia solo cinquant’anni dopo e condannato all’ergastolo. Nel frattempo, fra gli anni Cinquanta e Sessanta, tutti e due sbarcarono il lunario anche interpretando “sé stessi” in film come Una vita difficile di Dino Risi, La ciociara di Vittorio De Sica, Tutti a casa di Luigi Comencini, La caduta degli dei di Luchino Visconti. E non furono i soli.
Nazisti a Cinecittà nasce da una scoperta casuale che ha dato il via a una lunga ricerca tra carte di servizi segreti, cineteche, archivi privati e interviste a famigliari. L’autore ha cercato di dipanare il gomitolo di relazioni, connessioni e coincidenze per spiegare le circostanze che resero tutto questo possibile – ma nel farlo ha trovato altre relazioni, altre connessioni, altre incredibili coincidenze e, specialmente, altri film. Un racconto che a tratti si tinge di giallo, una finestra su una realtà paradossalmente “normale” dell’Italia del dopoguerra: il “nazista della porta accanto” tornava utile per raccontare il nazismo.
Indice